Capita spesso di ritrovarsi il sabato mattina alla prime luci dell'alba, mezzo sbronzo ad aspettare un angelo benevolente che abbia il coraggio di riportare tua carcassa fin sotto il portone di casa.
Sei fortunato, lo trovi.
È un momento magico questo: entri in macchina, cerchi di capire dove e con chi sei, accendi l'ultima sigaretta ti abbandoni sul sedile raccontando aneddoti sulla serata, commentando, ridendo, delirando per ovvie ragioni fisiologiche.
Provate ad immaginare la situazione: la quiete dopo una tempesta di beat, una mano che si poggia sulla manopola dello stereo, è una playlist random, sullo schermo compare un numero 4, dalle casse riecheggiano chitarre confuse, diaboliche, parte subito il commento:
- Sei diventata una metallara?
- No sono i Bauhaus "In The Flat Field" !!!
- No sono i Bauhaus "In The Flat Field" !!!
Il tempo di vergognarti di non essertene accorto al primo arpeggio che subito la voce di Murphy ti investe come un treno...
We're going down
We're going down
We're going down
to the kamikaze dive...
In The Flat Field è il primo stupefacente lavoro dei Bauhaus, un album macabro, aggressivo, visionario.
Pubblicato originariamente nel 1980 dalla 4AD e successivamente ristampato nel 1998 dalla Beggars, rappresenta l’opera di presentazione più riuscita del genio di Peter Murphy il leader indiscusso del quartetto di Northampton, le sue urla terrificanti, le chitarre distorte, lo scenario da cabaret dell’orrore sono il marchio di fabbrica di questo album che segna la scoperta da parte del grande pubblico, del panorama dark-goth che in quegli anni cominciava a prendere piede tra le nuove generazioni inglesi.
La prima traccia Double Dare è come un taglio nella carne viva, una danza buia, primordiale, la voce di Murphy riecheggia nel buio come quella di un santone, questo pezzo da solo sarebbe in grado di consegnare la band alla storia ma è solo il preludio, quello che segue è tutt’altro che scontato.Pubblicato originariamente nel 1980 dalla 4AD e successivamente ristampato nel 1998 dalla Beggars, rappresenta l’opera di presentazione più riuscita del genio di Peter Murphy il leader indiscusso del quartetto di Northampton, le sue urla terrificanti, le chitarre distorte, lo scenario da cabaret dell’orrore sono il marchio di fabbrica di questo album che segna la scoperta da parte del grande pubblico, del panorama dark-goth che in quegli anni cominciava a prendere piede tra le nuove generazioni inglesi.
In The Flat Field la traccia da cui da l’album prende il nome è un tripudio di chitarra, Daniel Ash da sfoggio di tutte le sue capacità tecniche creando un sound estroso e delirante.
L’album prosegue come un unico urlo, i caroselli eretici di God in an alcove, Stygmata Martyr il tribalismo sciamanico ai limiti della santeria di Small Talk Stinks e Dive, le atmosfere da film horror in Spy in the cab e la bellissima cavalcata conclusiva di Nerves.
L’album nel suo insieme crea un’atmosfera inquietante piena d’angoscia, la voce di Murphy varia di traccia in traccia schizzofrenicamente, una volta urlante, successivamente drammatica, talvolta epica, sicuramente magniloquente.
Aldilà di tutto, In The Flat Field rimane un album straripante che ammicca all’oscurità si, ma dotato di una gigantesca carica emotiva che trascina chi lo ascolta in un vortice emotivo di portata straordinaria.
TRACKLIST
- Double Dare
- In The Flat Field
- God In An Alcove
- Dive
- Spy In The Cab
- Small Talk Stinks
- St.Vitus Dance
- Stigmata Martyr
- Nerves