Il dibattito è lungo e infuocato da tempo: i writers sono artisti o vandali? La questione si è riaccesa adesso che si apre il processo contro Bros, il primo ad arrivare in un'aula di tribunale per "imbrattamento".
Bros, all'anagrafe Daniele Nicolosi, non sarà certo Bansky ma non è proprio l'ultimo dei ragazzini che va a scriver 3MSC sul muro di casa della fidanzatina di turno. Ha esposto al Pac, a Palazzo Reale, ha fatto installazioni (consentite) in vari punti di Milano, nonstante questo, l'amministrazione della sua città si è costituita parte civile nel processo a suo carico. Vogliono che paghi quanto hanno speso per cancellare i suoi graffiti, in soldoni 65 mila euro.
A Milano si sa che hanno il pugno di ferro, la Sig.ra Moratti, forse abituata al grigio nebbia, non gradisce troppi colori per le strade, ma è giusto tutto questo zelo? Bros è stato definito da Sgarbi (uno che potrà anche essere odioso, ma di arte se ne intende) il Giotto moderno, ok sarà una esagerazione, però magari del vero c'è.
Se ci pensate bene l'uomo è dai tempi della caverne che si esprime disegnando sui muri, i bisonti di Altamira possono piacere o no, ma sono lì da millenni e nessuno si è mai sognato di cancellarli. L'arte, da quando mondo è mondo, è provocazione, eccesso, per usare una frase fatta si direbbe genio e sregolatezza. Lo sono stati gli Impressionisti, Picasso, ma andando indietro anche Giotto, Caravaggio, chiunque è andato contro le convenzioni classiche del "bello".
Davvero pensiamo di poter dare un muretto in periferia da far "imbrattare" al writer di turno? Davvero pensiamo che la soluzione la possa dare un tribunale? Perchè il pacco di Beckham in slip Armani in piazza Duomo va bene e il graffito di Bros no?
Qui potete trovare la lettera aperta del vice sindaco di Milano sul Corriere della Sera e farvi un'idea del dibattito che ne è uscito.