Mai banale, nella vita artistica, come in quella vissuta, Mario Monicelli si è tolto la vita a 95 anni, il 29 novembre di un anno fa. Un capriccioso ossimoro, uno scacco alla morte a cui ha voluto togliere la soddisfazione di falciarlo da questa terra. Con più coraggio di Brancaleone, certo. Ha deciso di mettere la parola fine. E con lui se ne è andato un genio e un Maestro del nostro Cinema. I suoi film sono un po' la nostra storia e la critica alla nostra storia.
Nessuno come Monicelli ha indagato tanto e descritto meglio gli Italiani dal dopoguerra ad oggi. È stato l’autore di una nostra gigantesca commedia umana, attraverso decine e decine di pellicole, spesso capolavori. Ha fabbricato l’unica epica di cui disponiamo, tragicomica, amorale, ma grande.
Opere di enorme valore che esprimono al meglio il suo stile peculiare: un misto di intelligenza applicata alle cose, di umanità disincantata e dolente, di amore per i perdenti e per chi non riesce fino in fondo ad adeguarsi alle regole del mondo. Il tutto filtrato attraverso un sorriso amaro che ritroviamo sul volto di quasi tutti i suoi protagonisti. Maschere meravigliose, affidate ad attori grandiosi, tutti eroi di un cinema ricco di intelligenza e forza, divertente e colto, folto di centinaia di lavori che si presentavano modesti, artigianali, popolari, senza fisime autoriali, e anche per questo meravigliosi.
Mario Monicelli ci ha lasciato l’insegnamento a resistere, sempre attenti alla realtà del nostro Paese e anche del mondo. Una lezione di realismo.
