Michael Haneke 70 anni, Alain Resnais 90 anni, Abbas Kiarostami 72, come Bernardo Bertolucci e Dario Argento, Ken Loach 76.
C’era la meglio terza età del cinema europeo e internazionale: sono loro che ancora riescono a concepire opere sconcertanti e impensate, miracolose e inaspettate.
Raccontano i dolori delle nostre vite, e soprattutto hanno ancora la voglia e il desiderio di porre nuove domande, di confrontarsi con nuove narrazioni, e senza saperlo riescono sempre a ringiovanire il Cinema.
La Palma d’Oro è già stata assegnata. Nel pensiero comune almeno. Haneke ha già vinto insomma. E come potrebbe essere diversamente? Anche perché è impossibile resistere e sopravvivere a qualsiasi suo film, da “Funny Games”, a “La pianista” all’ultimo “Il Nastro Bianco”, che il premio l’ha vinto veramente. Ogni immagine è così crudelmente bella da mettere lo spettatore in soggezione, intimidendolo. Senza distrazioni, senza far perdere neanche un secondo della pellicola.
In concorso c’è “Amour”, la storia di un amore, di un lunghissimo amore, che la vecchiaia porta alla morte. La storia di un legame fra due ottantenni, che la malattia inesorabilmente trasformerà e deteriorerà: lei che vorrebbe continuare a vivere come prima, e lui che continuerà ad amarla e a prendersi cura come prima. Sullo schermo due anziani attori, Jean Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, protagonisti di una gloriosa ed eroica stagione cinematografica.