“È un Pinocchio moderno, candido, ingenuo che insegue il sogno del successo facile nella tv, il nuovo Eldorado che fa sentire l’Olimpo in terra, un nuovo paese dei balocchi.” (Matteo Garrone, Cannes 65)
Lasciandosi alle spalle quello che “Gomorra” è stato e ha rappresentato, cercando un tema che fosse anche più sorprendente, Garrone ha scritto e ha girato una piccola storia, una fiaba moderna, il racconto del percorso di un paese e del percorso di uomo verso la follia e la delusione, il continuo muoversi fra sogno e realtà.
La rappresentazione della realtà è la vera essenza del Cinema. La difficoltà è proprio quella di riuscire a raccontare questa essenza superando l’esteriorità delle cose. È quello che Garrone ha dimostrato nei suoi film: partire da uno spunto della realtà per poi trasfigurala. Il suo Cinema è il suo sguardo. E per quanto il regista voglia mantenere una propria autonomia e limpidezza, deve fare i conti con l’industria cinematografica, con i suoi limiti e con le sue censure preventive. È una presa di coscienza. Il Cinema riuscirà a trovare i propri spettatori se riuscirà a trovare qualcosa di originale da dire. È una situazione di continua ambiguità. E per quanto abbia un proprio stile e un proprio territorio d’azione, Garrone riesce sempre a discostarsene, ad essere differente da se stesso, per permettere che il proprio sguardo sulla realtà non si inaridisca, che non diventi uno sguardo stereotipato. Tanto da rendere il proprio lavoro sempre necessario: per il pubblico e soprattutto per il nostro Cinema.