Questa volta no. questa volta è diverso, e noi -utilizzando questo plurale 'noi' in realtà per dire 'io' ( discolpando così tutti, lassù in redazione)- ce ne freghiamo sonoramente del politically correct, della parcondicio, e di tutte quelle medietà e moderazioni che da diversi secoli attanagliano l'uomo antico moderno e contemporaneo.
Perché, in fondo, noi siamo convinti che questa famosa 'virtus' non stia troppo nel mezzo. Ovviamente vale anche qui il discorso del 'noi'; anche qui il 'noi' al plurale sta ad indicare la persona del vostro modestissimo, indi per cui a lui andranno rivolte tutte le critiche. Ad onor del vero sulla faccenda ci ha fatto riflettere un post di un importante blog, che trattava dell'argomento sottolineando l'aspetto comunicativo, i colori pastello, la novità dell'idea, e tutta una serie di altre cose. Noi, però, consapevoli dei nostri limiti artistici, non lo facciamo; e non ci rendiamo critici dei margini e dello sfondo, dei font o della composizione. Noi in questo piccolo spazio e con queste poche righe vogliamo sperare ancora nella poesia, perché tutti quanti - e qui tutti davvero, un 'noi' universale, un 'noi' che sta per i 'noi' delle città negli autobus, negli uffici, nelle fabbriche, nelle università, nei bar, nelle banche; un 'noi' di tutti quelli condannati ad amare 'Roma a Tivoli e Tivoli a Roma', ignari del fatto che sono solo i cieli a cambiare e non gli animi-, noi tutti, dunque, un giorno, possiamo, anche stonato "eseguire un notturno \ su un flauto di grondaie".