Tre ragazzacci al Lido, tre film controversi con Vincent Gallo, Joaquin Phoenix e Kim Rossi Stuart.
Lunedì tranquillo, come di consueto, per quanto riguarda il numero di film in programmazione ma meno queto rispetto al fermento generato dalle tre pellicole. Due ragazzacci e mezzo sullo schermo: vanno in scena due star [una della musica e una della malavita milanese] e un fotografo/becchino per amore. Attesissimo il Vallanzasca-Gli angeli del male secondo Placido che riunisce un cast "Affascinante" [Rossi Stuart, Paz Vega, Valeria Solarino, Filippo Timi] e viene per questo accusato per aver reso cool [come fece con la banda di Romanzo Criminale] una figura controversa, colpevole di oltre 70 rapine, 5 uccisioni e 4 sequestri di persona. Placido controbatte "In questo Paese delle stragi mafiose e del terrorismo, anche in Parlamento c'è chi ha fatto peggio di lui... Il nostro è un film onesto" e mentre le famiglie delle vittime si indignano, sullo schermo scorre un film dal ritmo incalzante intorno ad un personaggio scaltro, violento ma anche affascinante ed educato [con lodi al Rossi Stuart che lo interpreta], che riscuote 4 stelline [se di stelline vogliamo parlare] dal pubblico e dalla critica. Altra pellicola attesa e controversa è l' I'm Still Here di Casey- fratello di Ben- Affleck che racconta un onesto [a detta del regista] anno passato insieme al Joaquin Phoenix Premio Oscar per Walk The Line, in seguito alla decisione di darsi all' Hip Hop. La questione posta era, Doc o Mock -umentary? Ovvero Joaquin c'è o ci fa? Il dubbio sembra un pò rimanere ma di cose assurde in questo che è il primo film di Casey ce ne sono eccome... Diciamo che o Joaquin è entrato bene nella parte della lost-star di Hollywood oppure è tutto vero... Dalla droga al vomito, alla caccainfaccia. Casey dal canto suo aggiunge al documentario un tocco personale: una ricerca sulla creatività e il tutto si eleva ad un altro livello. Fatto sta che Joaquin ha saltato a piè pari il red Carpet ed è entrato in sala di proiezione dalla porta di servizio, forse non ancora pronto per riaffacciarsi ai riflettori. Stessa cosa vale per il regista di Promises written in water del terzo ragazzaccio in rassegna, Vincent Gallo ha dato pochissime informazioni rispetto la sua pellicola e si è accomodato tra il pubblico per la visione ufficiale. Autoprodotto, in bianco e nero, con un soggetto degno delle precedenti surreali avventure del regista [Buffalo 66, The Brown bunny] secondo il quale una ragazza malata terminale si raccomanda ad un fotografo di avere cura del proprio corpo una volta che lei lo avrà lasciato. Il fotografo, interpretato d'ordinanza dallo stesso VG, trova lavoro in una agenzia di pompe funebri in attesa dell'evento. Gallo salta davanti e dietro la macchina da presa cercando di uscire ed entrare nel cinema ovvero pensare al film come se fosse stato il primo mai fatto non pensando a cosa il cinema "dovrebbe" essere. Quando ti autoproduci e il tuo film viene selezionato a Venezia alla fine puoi anche fare il ragionamento: "I am giving zero attention to what the audience thinks. It’s not that I resent them or don’t care about them. I feel that if I am going to make my best work, I have to take that attitude … I don’t care if it ever gets released, I don’t care if anyone ever likes it."
Trailer assenti, tranne questo.