INK TOP ALBUM 2011

Volevo preparare qualcosa da scrivere di importante per questo avvenimento;  qualcosa di intimo, teatrale, di non scontato, di non detto, ma non mi viene nulla in mente di cosi brillante, 
sono in panne e francamente molto emozionato. 
Facciamo così, facciamo parlare loro.
Tolgo il disturbo.... Ah Buon 2012!

Signore e Signori questa è la Top10 di Ink per i migliori album del 2011 e penso che li miglior modo per celebrarla sia ascoltare ognuno di loro!
 Keep on Tune


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BEST ALBUM


1. M83
Hurry Up, We're Dreaming 
[Naïve/Self] (CDx2)
Anthony Gonzales? 
Si proprio lui quello di M83;
Quello che quest'anno è uscito con "Hurry Up, We're Dreaming";
Si si! lui! 
Il miglior album per INK è il suo.
Una cavalcata di emozioni tra sogno e realtà una gemma di rara bellezza che si estende per tutta la durata del disco su di un tappeto sugeneris. Un meraviglioso esperimento per fattura ed intensità, tra l'epico e l'intimo, tanto pop quanto avanguardistico. Gonzales per questo lavoro chiama a raccolta più di cinquanta musicisti e si sente! Un capolavoro che brilla di luce propria, mi direte che sto esagerando, beh fatelo pure, ma io di questo disco me ne sono innamorato perdutamente.


 2. BLACK LIPS
Arabia Mountain
[V2] 
Prendete una delle band più eclettiche del panorama mondiale, affiancategli un genio delle super produzioni come Mark Ronson "il padrino" della pop music nel senso più commerciale del termine ed i più chiederanno la gogna per entrambi, poi invece ascolti il disco e i pregiudizi svaniscono ai primi venti secondi della prima traccia. Arabian Mountain è un gioiello da incastonare nella storia della musica alternativa, un capolavro assoluto, tanto grezzo quanto visionario, mai e poi mai nessuno avrebbe scommesso un centesimo, che un connubbio professionale cosi agli archetipi per pensiero e metodo avrebbe partorito una creatura cosi perfetta. Un muro sonoro fatto di chitarre e battute dalla fattura notvolissima e graffiante. ringrazio questi quattro criminali per avermi regalato tutto questo.


 3. JAMES BLAKE
James Blake
[ATLAS, A&M, Polydor]
Un talento puro e raffinato, impropriamente per genere e curriculum mi fa pensare a Keith Jarret, lo so che il paragone è rischiosissimo, ma ma se la musica è sopratutto sensazioni ed emozioni questa è la mia verità.


 
4. PJ HARVEY
Let England Shake 
[Vagrant/Island Def Jam]
"Let England Shake" un capolavoro atteso per circa vent'anni che rappresenta la consacrazione di un talento assoluto, Polly Jean "PJ" Harvey. Un album dai fortissimi contenuti intellettuali, parla di guerra, di coscenza civile, di politica, senza essere per questo noioso o demagogico. Pj muta il proprio cantato di brano in brano, abbandona definitamente la maschera grunge che l'aveva caratterizzata negli ultimi anni, è più dinamica, sicura di se stessa ed in questo lavoro si vede. 
Nei testi non traccia verità assolute, non è una cantastorie "conto", PJ ci pone davanti un quesito, tocca a noi prendere la giusta decisione.


 5. TORO Y MOI
Underneath the Pine
[Carpark]
The nerds attack!
Album manifesto di quel sound tanto in voga negli ultimi tempi definito dagli addetti ai lavori "chill wave". Le sfumature del disco non seguono un filo logico facile da intuire, il tutto però appare estremamente dinamico e creativo. Il genio di Chaz Bundick da dimostrazione che non tutto ancora è stato inventato in ambito musicale. Ci ricorderemo in futuro del folletto della South Carolina come colui che ha sostituito alle chitarre i jack con delle prese usb.


 6. BON IVER
Bon Iver
[Jagjaguwar / 4ad]
Un esempio di cantautorato straordinario che ci apre gli occhi su un quadro raffinatissimo della provincia americana, Bon Iver ci regala un germoglio in fiore. La poesia che traspare dai testi è di nobile fattura, epocale la stesura melodica che in alcuni casi abbandona i canoni classici del songwriting made in USA per diversificarsi in esercizi più eclettici, senza mai perdere il controllo però, dell'omogenietà ritmica del disco. 
Un gioiello assoluto che son certo resisterà alla prova degli anni.


 7. GIL SCOTT-HERON & JAMIE XX
We’re New Here
[XL]
"The Revolution will not be televised"
Il grande vecchio che dopo dieci anni d'assenza gioca con il nipote Jamie xx, eclettico guru a poco più di vent'anni di quel sound che sta squassando i basements londinesi. Una miscela di dub, dubstep, electro e tanta tanta poesia. Un disco che rappresenta certamente l'anello di congiunzione tra due generazioni con molte cose da dire.


8. A CLASSIC EDUCATION
Call it Blazing
[Lefse/La Tempesta International]
Da Bologna alla conquista del mondo? beh si lo spero vivamente, perchè A Classic Education sono un vero portento. Shoegaze di ultima generazione che strizza l'occhio al dream-pop di Dum Dum Girls e Beast Coast, il tutto condito a dovere da salde radici Psych e garage since 60's. Come di consueto i nostri eroi non declinano la tradizione tutta nostrana di " Nemo propheta in patria ", fortunatamente se ne sono accorti prima di noi gli Arcade Fire che li hanno voluti a tutti i costi come gruppo spalla per i concerti italiani. Al contrario di altre volte mi sento di presupporre un futuro glorioso questa band che a mio avviso ha tutte le carte in regola per diventare la prossima "next big thing" del panorama alternativo.


9. WOODEN SHJIPS
West
[Thrill Jockey]
Rock psichedelico, kraut a tratti garage, giri di chitarra rudi e tenebrosi ed una produzione importante ne fanno un album eccezzionalmente interessante. Degna di nota la collaborazione con Phil Manley (Trans Am), uno dei produttori underground più influenti degli ultimi anni.


10. CAT'S EYES
Cat's Eyes
[Downtown]
L'eleganza di un cigno nero tra le arcate di San Pietro in Roma, cosi Faris Badwan ed il soprano Rachel Zeffira presentarono questo disco agli addetti ai lavori. Unico nel suo genere è un album impregnato di oscurità prettamente sixties e psichedelia, a tratti sembra di cavalcare ritmi esoterici alla ricerca di una dimensione ultraterrena.

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HONORABLE MENTIONS

 # I CANI
Il Sorprendente Album D'esordio Dei Cani
[42 Records]
Colonna sonora delle mie vacanze, I Cani hanno il merito di raccontare storie di tutti noi senza il melodramma tipico del cantato italiano. Canzoni da cameretta come più volte detto, ma con il giusto merito per una volta di aver scansato per un pò dagli occhi dei più giovani i fantasmi di quei vecchi impavidi "rogher de noarti" che a sessant'anni pretendono di cantare di una generazione che francamente neanche conoscono.


#  THE VACCINES
What Did You Expect From The Vaccines?
[Columbia]
Perfetto per i dancefloor alternativi di mezzo mondo, un onda rock in pieno stile Strokes 2003. I Vaccines con questo album riportano alle cronache musicali, l'indie più ludico e spensierato fatto di chitarre cronicamente appese a due accordi, batteria dal suono esaltato, tutto senza esitare nell'uso per nulla velato di riverberi qua e la. Una band Pop cresciuta a pane e Ramones.


#  ANNA CALVI
Anna Calvi
[Domino]
Un album di velluto, elegante nei testi e nelle melodie, sarebe stato sicurmente tra i primi dieci se non fosse stato per Pj Harvey della quale Anna Calvi si appresta a divenire l'erede naturale.


#  METRONOMY
The English Riviera
[Because]
La colonna sonora perfetta per una passeggiata estiva insieme agli amici di sempre in riva al mare. Dinamico e spensierato, English Riviera è un album electro pop godibilissimo e sensazionale nella produzione. Uno di quei dischi che a distanza di anni riascolti e sorridi pensando ai tempi andati.


#  CUT COPY
Zonoscope
[Modular]
Un caleidoscopio sensazionale nella varietà di suoni e ritmi. Con Zonoscope sicuramente i Cut Copy ci regalano il lavoro più maturo e dinamico della loro carriera. Tranne la splendida "Need You Now" non ci sono grandi hit, ma nel complesso quello che colpisce di più è proprio l'omogenietà totalizzante di questo lavoro che rappresenta uno dei capisaldi indie-electro dell'anno trascorso.




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